La mia esperienza all’Istituto Palazzolo
Nel maggio del 1976 entrai nella Clinica dell’Istituto Palazzolo, giovane studente di Medicina, ospitato dal Professor Camillo Paganoni, conosciuto chirurgo oculista, cui faceva riferimento tutta la popolazione bergamasca per l’intervento di cataratta. Vi sono rimasto 24 anni, fino al 2000, quando, con due Colleghi Oculisti del Palazzolo, fondai il Reparto di Oculistica del Policlinico San Marco di Zingonia.
Con il professor Paganoni andai in Rwanda nell’estate 1977, a Butare, ospiti della locale Università; il professore operò di cataratta numerosi Pazienti, dando anche preziosi suggerimenti agli Oculisti locali sulle metodiche d’intervento. Ripetemmo l’esperienza africana nel 1991 nell’ex Congo belga, dopo che un giovane Medico zairota, il Dottor Makuanga, specializzatosi in Oculistica a Bruxelles, aveva trascorso con noi all’Istituto Palazzolo alcuni mesi di apprendistato chirurgico. Decise di ritornare nel suo Zaire e di lavorare in un Ospedale locale dove lo accompagnammo aiutandolo nel primo mese di attività e donandogli, grazie all’aiuto di molti nostri amici, l’attrezzatura dell’intera sala operatoria di Oculistica.
Il Professor Paganoni mi ha insegnato tutto della professione di Oculista e mi ha trasmesso l’attaccamento al lavoro. All’Istituto Palazzolo, retto dalle Suore delle Poverelle, devo invece una lezione di vita professionale: il rispetto del malato che ha sempre ispirato la loro missione. Una lezione che dobbiamo riscoprire oggi, nella situazione pandemica che stiamo vivendo, con statistiche e previsioni che si intrecciano quotidianamente trascurando il dato fondamentale: dietro i numeri ci sono Pazienti in sofferenza.
Il 17 marzo 1977, non ancora laureato, aiutai il professor Paganoni ad impiantare il primo cristallino artificiale nel corso di un intervento di cataratta della Sua carriera; fu uno dei primi cristallini artificiali impiantati in Italia ed in breve tempo il professore divenne uno dei caposcuola nel mondo di questa tecnica, allora all’esordio ed oggi di assoluta routine in tutto il mondo.
Nel 1990 il professor Paganoni ed io andammo a Singapore al Congresso mondiale di Oculistica per assistere alla presentazione dei primi 3 laser ad eccimeri che stavano per entrare in commercio dopo una lunga sperimentazione clinica. Al ritorno decidemmo, insieme con tutti i Colleghi Oculisti dell’Istituto Palazzolo e del Policlinico San Pietro – il professore era Primario in entrambe le strutture – di acquistare un laser ad eccimeri ed iniziammo l’avventura della chirurgia refrattiva laser nella Bergamasca.
La tecnologia è di grande supporto in tutte le branche della Medicina e della Chirurgia, in particolare nell’Oculistica la spinta tecnologica è molto forte. L’attenzione all’innovazione mi ha sempre guidato nella professione mantenendo grande attenzione al riscontro del lato umano: il progresso deve andare a vantaggio del Paziente, non si devono fare esperimenti, quando adotti una nuova metodica deve essere collaudata e sicura, deve dare risultati incontrovertibili.
Mi sono sempre affidato a chi ne sapesse più di me e fosse persona seria e rifuggente da chimere di pubblicità personale: nel 2006 caldeggiai presso il Policlinico di Zingonia l’acquisto di un laser ad eccimeri di produzione ZEISS perché il compianto Collega Franco Bartoli di Torino mi suggerì di aderire al Suo programma di correzione laser della presbiopia possibile solo con tale strumento; da allora abbiamo trattato circa 2.000 Pazienti con ottimi risultati.
Nel 2005 divenni Primario dell’U.O. Oculistica del Policlinico San Pietro. L’attenzione alle frange più deboli della popolazione dei Pazienti, insegnatami dalle Suore del Palazzolo, mi ispirò quando nel mio Reparto nel 2007 introdussi le iniezioni intravitreali per la cura delle maculopatie senili, malattia allora incurabile e che, con l’introduzione di quei farmaci, divenne trattabile pur con tutte le difficoltà terapeutiche di una malattia cronica. Le maculopatie portano numerosi anziani a non riuscire più a leggere.
Nello stesso anno, dopo un’attenta valutazione dei primi dati di letteratura, ed avendo avuto un lungo confronto con i Colleghi dell’Università di Siena, adottai la neonata tecnica del cross-linking per la terapia del cheratocono che allora conosceva come unica soluzione il trapianto della cornea. Il cheratocono, una malattia degenerativa della cornea che colpisce tra i 15 ed i 35 anni d’età, se preso nelle fasi iniziali può essere bloccato nel suo avanzamento dalla semplice esposizione alla luce ultravioletta emessa da una sorgente laser schermata da un film di riboflavina (vitamina B6) per 30 minuti circa. La tecnica, minimamente invasiva, ideata nell’Università di Siena allora guidata dal professor Caporossi, con cui avevo collaborato nel 1986 per lo studio di cristallini pieghevoli in materiali siliconici, si è rivelata nel tempo una formidabile arma per arrestare il cheratocono ed è oggi praticata in tutto il mondo.
Nel 2017 il Gruppo San Donato decise il cambio delle attrezzature laser per la chirurgia refrattiva, spostando nel contempo la sede di questo Centro presso la Smart Clinic di Oriocenter in dipendenza dei Policlinici San Pietro di Ponte San Pietro e San Marco di Zingonia. Proposi ed ottenni l’acquisto di un femtolaser ZEISS, l’unico strumento al mondo in grado di praticare la tecnica SMILE: il laser taglia all’interno della cornea, senza aprirla, un lenticolo di spessore variabile a seconda del valore diottrico da correggere. E’ la tecnica laser refrattiva meno invasiva, che rispetta l’architettura propria della cornea poiché il lenticolo correttivo viene estratto dal Chirurgo con un taglio di poco meno di 2 mm effettuato con la precisione dello strumento laser.
Il progresso in campo medico deve portare un reale vantaggio al malato attraverso tecniche di semplice applicazione, poco costose ed utilizzabili da un gran numero di Medici e di Chirurghi senza curve di apprendimento difficili e lunghe. E questo spero di aver dimostrato nella mia ormai lunga carriera, sempre ispirata ai concetti che ho citato inizialmente.
Ponte San Pietro, 9 novembre 2020 Giulio Leopardi